sabato 17 dicembre 2011

Gli Igsmè ed altre amenità




Son tempi strani, molto moderni anche se continuo a farmi le compilation e masterizzarle su CD. Nella più totale instabilità lavorativa nazionale mi ci ritrovo allenatissimo. D'altronde sono un fumettista. Un fumettista, in situazioni come queste ci sguazza da sempre. Però... devo dire la verità, non è bello. Non lo è mai stato.
Per nessuno lo è, quindi non vorrei sembrare che mi stia lamentando. Il lavoro va come va. Bene, se lo si prende alla larga. Ormai i lavori (grandi, piccoli, medi... che siamo) arrivano sempre velocissimi, sempre all'ultimo, con tempi di reazione minimi. Ci son sempre cose da fare in giornata, decisioni da prendere subito dopo la proposta (via telefono). C' una grossa ansia globale di chi richiede dei lavori comportandosi come se fossimo ancora a "prima" e non a "dopo", cioè ad "adesso" e "adesso" è per davvero non identico al "prima". Ora più che mai. Quindi mi ritrovo con un ansia da prestazione addosso tremenda.
Accetto o non accetto?

Bene, faccio come sempre. Scelgo.
Questo si, questo no.
Questo è un lavoro stabile, ma poco accattivante, questo invece è allettantissimo, ma lo si fa non per i (pochi) soldi, ma per i presunti (medi/normali) soldi provenienti dai futuribili contatti che potrei avere (come non li potrei avere). Poi ci sono le solite proposte gratuite con le mie gratuite risposte che per il 90% delle volte è un gratuito rifiuto o un gratuito silenzio.
Accetto o non accetto?

Diciamo che tendo a navigare nelle zone fidate, dove magari ho già lavorato in precedenza., anche se con qualche riservo. Confido nei lavori stabili e non allettanti e a volte sogno quello che ha tanto l'aria di essere "quello con il quale fare il botto".

Ma poi sorrido che tanto nel fumetto il "botto" non lo si fa.
Si fa dove ha un senso farlo...

...e poi, "botto" de che?

1 commento:

Gripa ha detto...

Il tutto naturalmente,
senza farsi coinvolgere troppo
emotivamente.

Tema molto interessante.

Saluti da un lettore che passa
sempre con piacere,
a dare un'occhiata.